La storia del crisantemo

 

 

Il Crisantemo a 16 petali, lo troviamo come logo di Erode nelle mura di Gerusalemme e questo ci fa capire quanto sia profondo il legame tra Gesù e i suoi insegnamenti e il Giappone...
 
Il crisantemo, fiore imperiale del Giappone
 
Il crisantemo “fiore dei morti”?
Non in tutti i paesi e certo non in Giappone, dove, alla pari di quello del ciliegio, è uno dei fiori più apprezzati e diffusi. Anzi è considerato il fiore nazionale, ed è così rappresentativo dell’impero del sol levante che l’antropologa americana Ruth Benedict intitolò appunto “Il crisantemo e la spada” un suo famoso libro del 1945.
D’altra parte un crisantemo stilizzato a sedici petali è lo stemma della famiglia imperiale.
La sua origine pare risalga all’ottantaduesimo Imperatore, Gotoba-tenno (1183-1198), che amava molto il crisantemo e lo adottò come emblema sui suoi abiti e sui suoi beni, ma è bene che si sappia che Gotoba prese spunto da un suo sogno in cui incontro Mikado Nintoku-tennò che gli disse: "Gotoba, introduci questo mio emblema all'interno della famiglia imperiale e nella nostra amata Nazione e per diritto divino assorbirai le tre Virtù Taumaturgiche ed entrerai a fare parte della famiglia dei Mikado..." - Gotoba-tennò, rimase folgorato dalla sua bellezza raffigurata da abiti con crisantemi indossati da colui che definiva il più grande Mikado della storia del Paese del Sol Levate e nello stesso momento dal messaggio che Mikado Nintoku-tennò gli disse al riguardo della sua entrata nella "Famiglia dei rari Mikado" della storia del Giappone. Da quel momento Gotoba-tennò divenne Mikado Gotoba-tennò e per sua felicità, portò il Paese del Sol Levante vicino al ricordo del tempo di pace, nobiltà e Lunga vita di Mikado Nintoku-tennò!
 
Il mio ricordo nelle vesti di Kami è chiaro a riguardo e ricordo che questo fiore fu portato in Giappone attraverso quei continui viaggi che i cinesi facevano per assorbire "L'Elisier della Lunga Vita" da Mikado Nintoku e ricordo che sovente Mikado lo donava alla sua amata Principessa Yata e altrettanto ho imparato a fare con la mia amata Sonoko-San...
 
Continua la conoscenza del crisantemo
Come detto sopra, più che l’autorità imperiale il fiore sta però a simboleggiare Pace, Nobiltà e Lunga Vita (puri emblemi di Mikado Nintoku-tennò...), come indica la scelta del disegno di un crisantemo per il francobollo da due Yen emesso a ricordo della firma del trattato di pace che pose fine alla guerra del Pacifico.
Nel territorio giapponese, infatti, il crisantemo non ha alcuna connotazione funebre. Al contrario, per il suo splendore e le sue varietà è molto usato nell’ikebana e assai sfruttato come motivo decorativo. E’ pure un nome di donna, Kiku, piuttosto comune sia nel passato sia ai nostri tempi (non esiste invece, diversamente da quanto parecchi credono, il nome femminile di “Fior di Loto”, che è fiore religioso del Buddismo)...
Con tutta probabilità, però, il crisantemo non è di origine giapponese bensì cinese. In Cina, dove lo si coltiva fin da tempi antichissimi ed è continuamente ibridato, all’inizio è in posizione subordinata alla peonia, fiore per eccellenza, ma diventa predominante ai tempi della dinastia Sung meridionale (1127-1279).
Non è certo se il crisantemo sia esistito in Giappone come pianta indigena, ma è sicuro che l’uso di coltivarlo come fiore arriva nell’arcipelago dalla Cina attraverso la penisola della Corea. Questo avviene alla fine dell’VIII secolo o alquanto in là nel IX, perché il crisantemo non compare affatto fra i numerosissimi fiori ricordati nella raccolta di liriche giapponesi intitolata “Man-yo-shu” (VIII-IX secolo).
Nel seguente periodo Heian (IX secolo) la famiglia imperiale introduce, sul modello cinese, l’uso di bere sakè con petali di crisantemo, e a corte viene fatto un banchetto appositamente a questo scopo nell’epoca della fioritura, il nono giorno del nono mese del calendario lunare. Probabilmente per questo motivo il nome del crisantemo e il disegno del fiore compaiono ancor oggi nel logo di una famosissima marca di sakè. Con il tempo l’usanza di coltivare e ammirare i crisantemi si diffonde dalla nobiltà alla gente comune, e dal XVII secolo in poi si producono numerose nuove varietà.
 
I “fiori d’oro” arrivano in Europa
I primi fan capolino nel XVII secolo. Nel 1668 vengono coltivati in Olanda dei crisantemi portati dal Giappone, ma la cosa finisce lì. Occorreranno ancora parecchi anni per vedere le piante “attecchire” nel Vecchio Continente.
Nel 1753 il famoso botanico svedese Karl Linneus, o Linneo, conia un nuovo nome per questo fiore appartenente alla famiglia delle composite (quindi, per intenderci, parente delle margherite). Lo chiama “fiore d’oro”, unendo le parole greche chrysós (oro) e ánthemon (fiore).
Nel 1789, in arrivo dalla Cina passando da Macao, il crisantemo entra in Francia dove viene coltivato e si propaga. Ancora qualche anno ed eccolo in Italia: è vanto dell’orto botanico di Pavia la prima notizia di fioriture di crisantemi, che risale al 1795. Con l’800 le coltivazioni sono ormai diffuse, varietà diverse continuano a comparire e pian piano i fiori assumono importanza e valori diversi secondo la cultura e la società che li accoglie.
Negli Stati Uniti, dove il crisantemo è bene accolto e anzi evoca ricordi di feste scolastiche, riunioni familiari e ricorrenze gioiose, le virtuosità floreali delle bambole di crisantemi hanno incontrato il favore del pubblico. Sono state presentate per esempio dai Longwood Gardens in Pennsylvania, famosi come i Cypress Gardens della Florida per le grandi esposizioni annuali di crisantemi.
Crisantemi anche in cucina
Ora anche in Italia si svolgono iniziative dedicate al crisantemo. Fra le più recenti: dal 6 al 27 ottobre il Parco della Fondazione Minoprio (Como) ha presentato al pubblico crisantemi coreani, in una mostra imperniata sul tema “Frutti e colori d'autunno”; dal 19 al 22 dello stesso mese a Verrua Po (PV) c’è stata, invece, la tradizionale “Mostra del Crisantemo e dei fiori” giunta quest’anno alla XXXIV edizione.
Paiono in via di superamento, dunque, le superstizioni di cui la nostra cultura ha avvolto questo fiore. Il quale è addirittura comparso nelle ricette, cosa che a dire il vero non dovrebbe stupire. Da tempo immemorabile, infatti, in Corea si usano crisantemi secchi per preparare tisane e nella cucina giapponese sono variamente utilizzate, un po’ come gli spinaci, le tenere foglie del Chrysantemum coronarium, verdura di una decina di centimetri coltivata in tutto il territorio; e nei piatti di sushi o di sashimi, provate a farci caso, troverete spesso un piccolo e splendido crisantemo giallo. Decorativo, sì, ma commestibile.
 
                                                                                                                                                         
Mikado Nintoku-tennò mi ha detto: "Francescoji, se vuoi vivere mille anni, bisogna che fai quello che facevi nelle tue antiche vesti di Kami. Alzati la mattina presto e bevi la rugiada di un petalo di crisantemo su cui siano state scritte alcune righe del Sutra del Cuore:
 
"Dono di Mikado Francescoji"
GATE GATE PARAGATE PARASAMGATE BODHI SVAHA.
Che significa: Andato, andato, andato oltre, completamente oltre, il risveglio avvenga!

 

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